lunedì 21 gennaio 2013

Ode alle bionde trecce

L'altro giorno ho ascoltato La Canzone del Sole. Non so se l'ho mai ascoltata, quando sia stata la prima volta che l'ho sentita. L'ho suonata, persino. Dimenticandomi di ascoltarla. L'altro giorno è arrivata da una radio a cui non volevo dare retta e quegli accordi banali sono volati via dalla spiaggia di agosto per diventare qualcosa di nuovo, facile e intenso. D'improvviso le trecce bionde erano riccioli neri e il muro sbrecciato era la pecca su un'innocenza liscia, un'amicizia che non era amore, nè altro.

Ieri ho ascoltato One. Non so nemmeno perché la tenga ancora nell'iPod. E' arrivata mentre guardavo i cartelloni pubblicitari e il traffico increspato dal nevischio, dalle spezie. Ho immaginato l'arredamento del tempio dell'amore, ricamando con la fantasia - o il ricordo - i  muri sacri, il portone istoriato in cui non ho avuto il permesso di entrare. Ho visto i sacerdoti scendere alla fermata McMahon e lasciarmi lì, sola, a strisciare.

E' bastato ascoltarle davvero e le canzoni sono diventate altro, sono diventate vita, tornate a essere belle, a essere vere.

Questi due momenti musicali mi hanno rivelato come sia la disattenzione a portarci via la bellezza. Sono i nostri sensi goffi, la nostra voglia ammaccata; sono loro che ci tolgono il piacere dei miracoli che quotidianamente si sfogliano davanti ai nostri occhi, tra le nostre orecchie.

E invece no, invece. Invece sono solo considerazioni patetiche: la bellezza delle piccole cose, la felicità degli attimi, la gioia della normalità. Non è bella questa città sporca, con la gente che ha paura, la gente che non si guarda (prima uno sguardo sulla 90 mi ha spezzato il cuore, sì). Non sono belli gli amori inutili e annoiati, non è bello il pigiama, non è bello il dentifricio chiuso male. E questo cielo, questo cielo fa schifo: sempre grigio o sempre azzurro. E' normale. Non può esserci bellezza sotto il cielo della filovia che percorriamo ogni giorno, accanto alle opere d'arte che usiamo come rifugi per la burocrazia. La bellezza meno bella dell'insolito, lontana e inaspettata: quella è davvero bella.

Olivia è spiazzata, non riesce a risolvere la contraddizione. E' là, è lei, siamo noi, qui?
Se la verità è bellezza, la bellezza dove è?
E tu, dove cazzo sei?

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