venerdì 25 gennaio 2013

Le amiche non esistono

Un appello agli uomini.
Uomini, questa cosa delle amiche non va. E' la parola sbagliata. Lo so che è un modo delicato per contornare con un po' di affetto il cluster delle donne con cui ogni tanto fate - o avete fatto - sesso senza averle amate o senza aver avuto con loro una relazione stabile (cioè non vi hanno convinto a smettere di fare calcetto il giovedì, o non hanno voluto che le seguiste durante i loro sei mesi sabbatici in un kibbutz).
Per favore, non voglio più sentirvi dire che avete cenato con Un'Amica, che andate a prendere Un'Amica all'aeroporto o che ve l'ha detto Una Vostra Amica. Le Amiche non esistono.
L'amicizia non ha bisogno di definirsi, è il coraggio di essere; all'amicizia manca la paura, l'amicizia si concede di cadere senza sbucciarsi mai le ginocchia. Non chiamatele Amiche, non in mia presenza, non con me. O fatelo, ma state sicuri che per me suonerà un po' come: "L'altra sera ero un po' giù e allora sono andato a trovare un' పడక పట్టి". E non capirò niente e vi guarderò come una marziana a cui stanno raccontando la trama della puntata 321 (o 67, è uguale) di Beautiful.
E non fraintendetemi, non voglio dire che l'amicizia tra uomo e donna non esiste. Esiste eccome, anche per voi che avete un sacco di Amiche. Solo che in quel caso le chiamate Barbara, Anna, Matilde, Rosa, Rebecca, Annalisa, Giulia, Francesca, Piera, Maria, Laura, Chiara, Cristina, Giovanna, Anita.



lunedì 21 gennaio 2013

Ode on a Grecian Urn ovvero Vicky Cristina Barcelona

Certi temi ritornano. Era il 10 novembre del 2008. Il film successivo è stato Whatever Works.
Un po' avevo ragione anche io, Woody.




Per tutta la passeggiata di ritorno a casa dopo il film ho provato a spiegarmi questa sensazione strana che mi è rimasta addosso uscendo dal cinema.
Una specie di dissonanza cognitiva. O emotiva, forse.
Per farla breve, il film si conclude (e qui c'è un po' uno spoiler, ma non troppo... insomma, se non siete fissati del finale a sorpresa a tutti i costi... vabbe' fate un po' come volete ;-)), dicevo, si conclude in modo rassegnato. Tutti ottengono quel che volevano inizialmente, ma nessuno ottiene ciò di cui ha realmente bisogno. E, contenti o meno (in fondo chi può saperlo, chi può dirlo realmente), ci dimostrano solo che pianificando o, viceversa, ricercando in modo casuale l'inaspettato si finisce sempre e comunque al punto di partenza. Nessun modello è valido, in fin dei conti. E tutti lo sono, finché ci fanno sopravvivere.
Il punto è che sono uscita di ottimo umore. Contenta. Fiduciosa. Forse è che "come facciamo sbagliamo" e quindi tanto vale fare a modo nostro e cercare di prendere la vita con leggerezza. O forse è che la verità è bellezza, e la bellezza è verita.
Questo buonumore può essere tutto un effetto di un incanto estetico, formale?


Ode alle bionde trecce

L'altro giorno ho ascoltato La Canzone del Sole. Non so se l'ho mai ascoltata, quando sia stata la prima volta che l'ho sentita. L'ho suonata, persino. Dimenticandomi di ascoltarla. L'altro giorno è arrivata da una radio a cui non volevo dare retta e quegli accordi banali sono volati via dalla spiaggia di agosto per diventare qualcosa di nuovo, facile e intenso. D'improvviso le trecce bionde erano riccioli neri e il muro sbrecciato era la pecca su un'innocenza liscia, un'amicizia che non era amore, nè altro.

Ieri ho ascoltato One. Non so nemmeno perché la tenga ancora nell'iPod. E' arrivata mentre guardavo i cartelloni pubblicitari e il traffico increspato dal nevischio, dalle spezie. Ho immaginato l'arredamento del tempio dell'amore, ricamando con la fantasia - o il ricordo - i  muri sacri, il portone istoriato in cui non ho avuto il permesso di entrare. Ho visto i sacerdoti scendere alla fermata McMahon e lasciarmi lì, sola, a strisciare.

E' bastato ascoltarle davvero e le canzoni sono diventate altro, sono diventate vita, tornate a essere belle, a essere vere.

Questi due momenti musicali mi hanno rivelato come sia la disattenzione a portarci via la bellezza. Sono i nostri sensi goffi, la nostra voglia ammaccata; sono loro che ci tolgono il piacere dei miracoli che quotidianamente si sfogliano davanti ai nostri occhi, tra le nostre orecchie.

E invece no, invece. Invece sono solo considerazioni patetiche: la bellezza delle piccole cose, la felicità degli attimi, la gioia della normalità. Non è bella questa città sporca, con la gente che ha paura, la gente che non si guarda (prima uno sguardo sulla 90 mi ha spezzato il cuore, sì). Non sono belli gli amori inutili e annoiati, non è bello il pigiama, non è bello il dentifricio chiuso male. E questo cielo, questo cielo fa schifo: sempre grigio o sempre azzurro. E' normale. Non può esserci bellezza sotto il cielo della filovia che percorriamo ogni giorno, accanto alle opere d'arte che usiamo come rifugi per la burocrazia. La bellezza meno bella dell'insolito, lontana e inaspettata: quella è davvero bella.

Olivia è spiazzata, non riesce a risolvere la contraddizione. E' là, è lei, siamo noi, qui?
Se la verità è bellezza, la bellezza dove è?
E tu, dove cazzo sei?

lunedì 14 gennaio 2013

Sabotaggio

Ho appena finito di mangiare la mia zuppa del lunedì sera. L'ho condita con un po' di cianuro in grani. Lo metto abitualmente, al posto della senape. Il gusto è delizioso; per evitare ripercussioni sulla freschezza dell'alito, dopo, è sufficiente lavarsi i denti con l'ammoniaca. Ma lo farò prima di addormentarmi, adesso ho bisogno di rilassarmi un po' guardando Gossip Girl. Ho scelto un divano foderato di lana di asbesto, il top del design sabotage. Fa un po' di polvere, ma tanto una volta ogni due giorni lavo i pavimenti con il robot a raggi gamma. L'ho comprato un anno fa in sostituzione di quello a raggi x, efficiente ma troppo pericoloso. Con questo mi sento più tranquilla.


Potrei iniziare questo post così. Potrei finirlo dicendo che ieri sono uscita in bikini nonostante le previsioni dessero neve, o confessarvi che la mattina, invece del Saluto al Sole, mi piace iniziare la giornata con una serie di dodici fustigazioni.

So che molti di voi si preoccuperebbero per me, soprattutto per la questione Gossip Girl, e di questo vi sono sinceramente molto grata.
Chi si preoccupa, invece, di come quotidianamente boicotti la salute del mio spirito sabotando con certosina perversione proprio quelle due cose, due, che so che potrebbero regalarmi la felicità?

Avete mai pensato a quanto male trattiate, anche voi sì, la vostra felicità?

giovedì 10 gennaio 2013

Ascoltiamo gli amici

Era il 22 novembre 2009. Dopo più di tre anni posso confermare che le tre coppie citate sono ancora felicemente unite. Non ho tuttavia trovato altri casi a supporto e comunque fatico ancora ad ascoltare davvero gli amici.
Forse dovrebbero parlarmi a voce più alta.

In amore dobbiamo fare ciò che ci dicono gli amici.
E' un'emanazione del principio secondo il quale non è possibile conoscere veramente se stessi. Per caso la lumaca ha la pretesa di conoscere la fisiologia dei gasteropodi? No. E d'altra parte questo non la salverebbe dal finire in un piatto di escargot à la Bourguignonne.

Insomma, quel che voglio dire è che spesso siamo così ottusi da non vedere che la persona giusta è proprio lì accanto a noi. Gli amici, invece, sanno vederla. Perché loro possono conoscere la psicologia dei gasteropodi e, soprattutto, perché sono in grado di andare al di là dei nostri preconcetti, sanno disegnare le nostre fiabe fuori dagli stereotipi che ci bloccano in incubi pastosetti.

Allora smettiamola di dare retta al nostro istinto, alle nostre aspettative o, peggio, al cuore e iniziamo a fare un po' quel che ci dicono gli amici.
Io ho ripetuto per tre-anni-tre a C. che si doveva mettere con M.: ogni volta che mi parlava di uno dei suoi disastri amorosi io le dicevo "Oh, che ti importa, tanto tu ti metterai con M.". Non serve aggiungere che ora sta con M. Felicemente.
E L., pure lei. Il povero C. la corteggiava invano da un anno e mezzo, ma lei cocciuta non lo voleva proprio. Ora sul mio salvaschermo passano le foto del loro matrimonio. Felice (ok, sono tre mesi, ma le premesse ci sono tutte). E ora anche D.. Lei lo odiava il suo nuovo amore. Non voleva proprio sentirne parlare e ora mi scrive che ha sbagliato tutto ed è innamorata. Felicemente (tre giorni, tre giorni... ma l'amore non ha tempo e non ha numeri).

Potrei andare avanti con la lista, ma non conosco altri casi a supporto.
Per cui vale la pena che vi fidiate di questi.

Alla peggio ci si rivede in casseruola, spero che l'odore di aglio non vi dia troppo fastidio.

venerdì 4 gennaio 2013

L'idea di paradiso

Sei più vecchio di adesso. Leggi, nel mio letto, il tuo libro a voce alta. Ho la testa sulla parte morbida tra la tua spalla e il petto. La storia fa ridere, ma tu continui serio, copri con le parole il rumore di ferraglia del cantiere di sotto, fai da contrappunto al fischio del merlo.
Poi togli gli occhiali, smetti di leggere, mi dai un bacio lento, lungo, sulla fronte. E io penso che questa resterà per sempre la mia piccola idea di paradiso.