domenica 21 aprile 2013

E con le mani amore

Leggi il racconto ascoltando La Donna Cannone di Francesco De Gregori.

La sua compagna di stanza ascoltava La donna cannone. La ascoltava a ripetizione, ma Sara non aveva il coraggio di chiederle perché; semplicemente, la prendeva come un monito.
In passato aveva avuto anche il coraggio di buttare il suo (enorme) cuore tra le stelle: la cosa buffa è che lo trovava sempre quando le situazioni erano disperate e il paracadute non si apriva mai. La cosa bella, invece, era che alla fine riusciva sempre a rialzarsi.
Questo era un caso diverso, la situazione piuttosto complicata. Questa volta, Sara amava due persone. Erano due persone in una sola, ma con una poteva anche volare in cielo in carne ossa, mentre l'altra non avrebbe mai nemmeno dato un'occhiata al suo vestito blu e argento sul cartellone del circo.
In effetti non è corretto dire che lo amava. Avrebbe potuto amarlo, amarlo tantissimo, quando i suoi occhi si aprivano su di lei bagnandola con la tenerezza più solida che avesse mai sentito nella sua vita.
Avrebbe potuto amarlo quando parlavano seduti sotto i portici di via Pò fingendo di godersi l'ombra di fine luglio. Nessuno dei due aveva il coraggio di fare la valigia per tornare a casa e ogni argomento toccato, con il sedere che faceva male e un sassolino che si tatuava sempre nel punto più morbido tra il piede e la caviglia, sembrava pote reggere i pilastri della terra. Forse lo amava anche quando le raccontava dell'ultima sua fiamma, lo amava e basta.
Ma no, non lo amava. Non lo amava perché non sarebbe mai stato suo e lei non riteneva dignitoso amare uno che non voleva essere suo. Non lo amava perché faceva cose stupide e ogni piccola cosa stupida che faceva le ronzava nell'orecchio come un tornado. Sara non era fatta per amare i tornado. Lei era il tipo di ragazza che ama i venti sottili e le carezze, una di quelle che non ci pensa, non più, a incamminarsi tutta sola verso un cielo nero nero.
Così stava zitta. La sua compagna di stanza a volte le suggeriva di parlargli. Per dire che? - le rispondeva lei. Non lo so, forse che sei innamorata, o forse per capire che problema ha. Lei sapeva che non aveva nessun problema e sapeva che non gli avrebbe parlato mai, perché non avrebbe mai avuto il coraggio di chiedergli di essere diverso. Questo toglieva ogni dubbio; del resto la compagna di stanza aveva già smesso di seguirla da un pezzo, presa da Diritto Privato o dal pensiero dolce di un tale Gian Franco.
E senza dir parole nel mio cuore ti porterò. 
Che poi Sara non aveva mai capito se la chiamano donna cannone perché usa il cannone per essere lanciata in aria o solo perché, poverina, è troppo grassa.




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