venerdì 28 marzo 2014

Il negligé blu

Mia madre si preoccupa di come mi vesto quando faccio yoga. Ha visto alcune foto sulla pagina Facebook della scuola e ritiene che io mi agghindi in modo poco elegante per le circostanze. Certamente non tiene in considerazione alcuni elementi.
Per la maggior parte del tempo, ad esempio, lo yoga si fa a occhi chiusi. E quando li devi aprire, stai sicura che convergono comunque, sempre, tutti, sulle contorsioni delle perfette forme dell’insegnante ex modella. Sembrerà incredibile, ma è così.
“Vabbe', ma prima e dopo?” Certo. Ci sono quei trenta secondi in cui ci si precipita allo spogliatoio con il solo pensiero di arrivare a casa, a letto, prima che l'effetto del rilassamento finale sia passato del tutto. Quanto dura un giro sul red carpet?
Allora continuo. Non ti preoccupare, i miei compagni di lezione vestono prevalentemente di roba di canapa o di cotone organico cucito da gruppi di donne emancipate grazie a un progetto di microcredito gestito dall'Associazione dei cugini degli ex hippy caritatevoli del Guatemala. In alcuni felici casi, indossano le polo da centoventi mila lire che mettevano per andare a fare squash nei campi della GetFit, quando essere yuppie era ancora una cosa cool. Poi si può scegliere tra maglie di band neo punk, canotte della salute, pezzi sparsi di pigiama ingialliti e un paio di completi Dimensione Danza indossati da ragazze le cui madri si preoccupano di come si vestono quando vanno a yoga.
La varietà è ampia e la verità è una: nessuno si preoccupa del look, lo yoga - ripeto alla mamma - è un  ambiente look free.
“E se per caso c’è uno che ti piace?”.


Immaginate il potere seduttivo di un downward dog in negligé blu

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