Uomo: “Ciao”.
Donna in un Bar di Notte: “Ciao”.
Uomo:“Stavo pensando di lasciarti”.
DBN: “Ma non mi puoi lasciare”.
Uomo: “Certo che posso”.
DBN: “Fermati, dove vai? Non mi hai nemmeno detto come ti chiami”.
Uomo: “Che importanza ha, se tanto ti sto lasciando?”.
DBN: “Non puoi lasciare una persona che nemmeno conosci”.
Uomo: “E chi ti dice che io non ti conosco? Io conosco come si incurva la tua schiena quando scendi le scale, conosco i tuoi occhi, che se si perdono o mi trafiggono non l’ho mai capito. Conosco come ti piace il caffè, come non prendi mai il latte la mattina. Ti ho visto quando ti mettevi le dita nel naso, ti ho sentito toccarmi senza accorgertene. So quando hai conosciuto qualcuno che ti piace, si capisce da come inciampi sulla soglia e da come non te ne importi. E capisco quando lo lasci perché sorridi al barista e abbandoni la tua frolla a metà”.
DBN: “Pensavo stessimo facendo finta”.
Uomo: “Sì, lo pensavo anche io”.
mercoledì 29 gennaio 2014
venerdì 17 gennaio 2014
Pioveva sempre
Settembre 2010. Che barba la pioggia, che bella, la pioggia.
Pioveva. Come ogni volta che ti ho visto, pioveva. Un inizio tardo di autunno, la prima pioggia di sorpresa dopo un settembre lungo, troppo caldo dopo un agosto tropicale.
Quando era neve non c'eri. Sepolto nelle tue coperte o a zonzo, lontano. Non che io mi chiuda in casa. Temo il freddo, lo temo tantissimo, ma mi copro, strati di seta e lana e roba sintetica e ancora lana. La pelle che diventa bella, le serate seduti sul parquet. Asciutti, senza di te. Non sei mai stato tipo da stagioni intense. Non ti immagino con una tuta da sci. Potrei pensarti in costume?
Aprile era una noia di pioggia, non vedevi l'ora che finisse. Guardavi il meteo, io i miei stivali. Reggeranno fino alle infradito, fino a domani? E avrei voluto mettere un vestito nuovo, quello leggero. Non pensavo a te e sei arrivato, nascosto dietro un ombrello di pioggia dritta, infinita. Quella che porta piccole frane di capelli arricciati.
Volevo così tanto l'estate. Tanto che è arrivata. Dici è normale. Non è vero. A volte le sfuggiamo volando verso nord, come le oche. Come noi. L'asfalto che vomita vapore, il sole e le sue creme. Non sei mai stato tipo da stagioni intense, ma abbiamo avuto il nostro temporale. Grazie a dio: sarei morta senza, sarei morta vedendoti respirare, io che non respiravo.
E ora inizia un altro settembre. Subito, così presto. Troppo, dici, non hai amato l'estate come avresti voluto. Ti chiudi in un planetario per vederti addosso un pezzo di sole. Che idea, ti dico, ed esco a comprare un altro ombrello colorato. Mi faccio bella per un nuovo autunno, ma temo la pioggia per quel che non mi darà.
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venerdì 10 gennaio 2014
Il mistero di sleepy Olly
Lo so, lo so. È che sono stata molto impegnata. Ho lavorato, ho fatto liste mentali di buoni propositi, ma soprattutto ho mangiato. Non sottovalutate mai l’impegno richiesto da un buono stile alimentare: mi ha tolto tutta l’ispirazione. Non potete immaginare quante risorse creative consumi dover immaginare che le carote crude siano spaghetti ai frutti di mare, o la pasta in bianco con cavolo bollito sia un piatto orecchiette alle cime di rapa, o che il minestrone con un po’ di curry siano dei ramen da fare piangere. Roba da far diventare Dalì un commercialista di Buccinasco.
Ho anche scritto, altrove. Olivia diventa grande. Ma questa è un’altra storia. Prometto che mi dedicherò con rinnovato entusiasmo ad aggiornare queste pagine. Anche perché mi sono mancate.
Obiettivi del nuovo anno: diventare una skinny bitch, senza dimenticare di scrivere, tanto, anche qui.
Ho anche scritto, altrove. Olivia diventa grande. Ma questa è un’altra storia. Prometto che mi dedicherò con rinnovato entusiasmo ad aggiornare queste pagine. Anche perché mi sono mancate.
Obiettivi del nuovo anno: diventare una skinny bitch, senza dimenticare di scrivere, tanto, anche qui.
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