martedì 8 ottobre 2013

Turpe voglia, occhiali 3D

Uno dei miei versi preferiti di Guccini recita Poi chiusa la soglia/ Do sfogo alla mia turpe voglia / Ascolto Bach. 



Recentemente ho visto l’ultimo film di Sofia Coppola, prima il vincitore del Festival di Venezia, un po’ di roba vecchia di Almodovar, almeno due titoli nominati per qualche motivo al Sundance. La mia turpe voglia, invece, oggi mi fa pensare con intensità a un giro in un multisala di periferia.
E’ lo stesso genere di desiderio di soggiornare nell’anonimato di un grande hotel di lusso: la voglia di negazione, di perdita, di quell’altrove che, catapultandoti così lontano dal tuo mondo, è il solo a saperti riportare dritto dentro te stesso.
Ho voglia di perdermi in un universo di coda alle casse, di ragazzi con la polo gialla che nascondono una biografia di Chabrol sulle ginocchia, di occhiali 3D, di mani unte di popcorn al burro, di pubblicità, di gente che si alza con i titoli di coda.

Ho voglia di dimenticarmi di spegnere il cellulare e di addormentarmi cullata dalle vibrazioni del dolby digital, dalle tue carezze.





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