Era il maggio del 2008. Posso dire, ora, con certezza e gioia, che il mio stereotipo ormai l'ho abbandonato.
Non ho risolto tutto, credo. Ma succederà mai? E anche il quel caso, siamo sicuri che sarebbe una buona cosa? Che sarebbe divertente?
Noti anche come fissazioni o monomanie, gli archetipi di cui voglio parlare ora sono quei comportamenti o modelli "mitologici" che, profondamente, ci spingono sempre nei guai e sempre, più o meno, nello stesso modo.Nel mio circolo di conoscenti, gente piuttosto sana e che comunque gode ancora pienamente dei diritti politici, posso trovare un'esaustiva parata di archetipi di ogni foggia e modello. Andiamo dal classico "mi innamoro sempre degli uomini delle altre" (o di musicisti tossicomani) al "io li aiuterò a scoprire il loro vero io" (che spesso si chiama Priscilla). C'è quello che si innamora solo di donne in menopausa, quello che si trova tra i piedi solo fanatiche di pratiche che terminano in -ing. Chi si è fatto qualcuno almeno in ogni continente e chi si mette solo con chi ha venere in acquario.
Il punto è che cosa ci rende veramente felici. Assecondarli? Comprenderli e introiettarli sviluppando in noi stessi quel mito mancante che andiamo a ricercare nelle relazioni con gli altri? Distruggerli per liberarci dei condizionamenti e vivere davvero secondo la nostra natura?
Ma cosa resta della nostra natura se liberata dai modelli che ci rendono così veramente "noi"? Siamo sicuri che senza il nostro dispettoso archetipo non finiremo con il lottare (o diventare) con uno sbadigliante stereotipo?


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