domenica 24 marzo 2013

Il sesso rovina tutto

Ieri ho avuto un'illuminazione: il sesso rovina tutto.
Prima di farlo, perché pensi solo a quello. Dopo averlo fatto, perché poi le cose non sono più come prima.
Non vedo altra soluzione se non iniziare a farlo. E non smettere mai.


giovedì 21 marzo 2013

Muccino

Mi è parso di rivederlo qualche tempo fa. Era lui, ne sono certa, anche se era vecchissimo e molto grasso. Che fine abbia fatto suo fratello, invece, proprio non lo so.
 (dal febbraio 2010)


Certe cose cambiano e certe non cambiano mai.
Per un Alemanno ingrassato, c'è un La Russa che resta sempre brutto uguale.
E poi c'è Muccino, quello grande. Non Silvio, il piccolo. Silvio il Piccolo è un altro e non è una questione d'età.

Insomma arriva Muccino quello grande e ti dice che a trent'anni le cose sono in un modo e a quaranta tutto cambia. A quaranta arriva la pace. E siccome io voglio bruciare le tappe, ho pensato che, forse, potrei iniziare a darmi da fare già adesso, che di pace non ce ne è mai abbastanza.

In tutta confidenza, non è che io sia proprio l'incarnazione della serenità e temo che non ci sia, tra le mie conoscenze più intime, nessuno disposto a giurare che io sia una persona pacificata. O anche solo sulla via della pacificazione. Su quella di Damasco, magari. Ma certe cose col tempo cambiano, lo dice anche Muccino.

A un certo punto nella tua vita, dice lui, capisci che le cose non sono come pensavi che fossero. Che il mondo non è più ai tuoi piedi, che le scelte che hai fatto ti hanno cambiato. Insomma, arriva un momento in cui per stare bene devi fare a patti con ciò che sei, accettarti e riconoscere che certi errori li paghi ed è giusto così. Se fai le corna a tua moglie e poi quella si mette con un altro, è normale. Dovevi aspettartelo. Le cose sono cambiate, accettalo, dice lui, e sii sereno.
Conosci te stesso, aggiunge. Se giri il mondo e sei infelice, prova a metter su famiglia. Anche se hai una laurea e un passaporto, sei un po'un granchio o un cigno selvatico anche tu. Non credere di poter scappare alla biologia.
Te l'ha mai detto nessuno? Scommetto di sì. Scommetto che almeno quella cosa del "Conosci te stesso" non ti è proprio nuova. D'altra perte, se lo dice Muccino il grande, non hai scuse, puoi arrivarci anche tu. E senza balbettare.

Io c'ho provato, domenica sera, davanti all'intervista di Fazio al Grande. Sarà stato il ritmo sincopato delle sue parole, sarà stata la rasserenante banalità del discorso, sarà stato il confronto, sarà stata la notte insonne a Temple bar, ma per un po' ci sono anche riuscita: per una mezzora sono riuscita a cullarmi in un pacifico senso di benessere e amor proprio, come una paciosa quarantenne in miniatura (con largo anticipo, s'intende).

Insomma, a volte, per stare bene, è sufficiente spegnere la testa e accendere la tv.

mercoledì 20 marzo 2013

La giornata mondiale della felicità

Non sono tutti scemi quelli che dicono che la prospettiva da cui guardi una cosa conta più della cosa stessa.
Ad esempio.

Non ho quasi incendiato la cucina: sono sopravvissuta con coraggio a un incidente ai fornelli.
Uno stronzo non mi ha fatto una botta alla macchina mentre era placidamente parcheggiata sotto casa: uno stronzo mi ha fatto una botta alla macchina, ma fortunatamente non ci sono state conseguenze meccaniche, quindi non sarà necessario farla riparare.
La caldaia si è rotta, sì, ma con la scusa di stare ad aspettare l'idraulico ho passato un pigro pomeriggio di riposo a casa e ho evitato di prendermi il raffreddore uscendo sotto la neve.
Si è rotta anche la lavatrice. Già, questa è sfiga, soprattutto se è ancora in garanzia ma hai perso lo scontrino. Ma se poi arriva Super Mario e me la sistema chiedendomi solo un sorriso in cambio, allora va tutto bene, no?

Oggi è la giornata mondiale della felicità, è anche l'inizio della primavera e sullo sfondo, il cielo a pecorelle si apre a un po' di rosa, un po' di sole.

Continuo così: l'assemblea condominiale di stasera non sarà una lotta noiosa tra vecchi e perditempo, un blaterare infinito di qualunquismo e aggressività; l'assemblea di condominio che mi aspetta stasera sarà un esempio di spassosa...-  no -  un esempio di piacevole... -  non esageriamo - di civile - questa poi - ... un esempio di cordiale... - niente su questa ci devo ancora lavorare.

Del resto Roma non fu costruita in una giornata, nemmeno in quella della felicità.


martedì 12 marzo 2013

Nati per raccontarla

Questa è per il mio compagno di ufficio, con Roland Barthes sulla scrivania e una marea di cazzate sulla bacheca.
Era ottobre, o forse settembre. Era il 2009.


Ci raccontiamo storie.
E' un discorso che si riallaccia un po' a quello della speranza. Abbiamo bisogno di essere protagonisti di una storia. Questo, più o meno, è la speranza.
E la vita sembra appartenerci davvero proprio nel momento in cui sentiamo che sta iniziando una nuova storia. Possiamo essere i protagonisti, i narratori o anche solo il coro, pronto a intervenire al momento giusto. Ma dobbiamo essere nella storia.
E' questo che ci fa luccicare lo sguardo quando incontriamo un nuovo amore: la possibilità che l'incontro dia vita a un nuovo filone narrativo che ci riavvicini all'essenza della nostra storia; per questo ci batte il cuore quando iniziamo un nuovo lavoro, cambiamo casa, progettiamo un viaggio. Sono gli snodi narrativi che ci ricordano che la vita è un racconto, sempre, anche quando sembriamo persi in noiose descrizioni di paesaggi, in sterili flussi di coscienza.
Sì, siamo nati per raccontarla, o per raccontarcela.
E ogni tanto è anche una bella storia.

mercoledì 6 marzo 2013

Forma e contenuto

C'era una cinese sul tram e aveva delle scarpe molto brutte. Siamo onesti, non erano poi così brutte: delle stringate con il tacco alto, grige, la punta di vernice nera e qualche piccolo dettaglio - mi pare di ricordare - rosso scuro. Le abbinava a un giubbotto ugualmente rosso; sì, aveva una certa coerenza stilistica, ma comunque le scarpe erano molto brutte. Erano brutte perché erano fatte di plastica, perché le cuciture erano stortignacciole, perché, nonostante il design fosse buono, la sostanza era pessima.

E' curioso come il contenuto sia così importante nelle questioni in cui la forma dovrebbe essere prevalente. Quando nella valutazione di un oggetto prevale il punto di vista estetico, il contenuto diventa forma e il senso si fa valore.

Mi chiedo se è così anche il contrario.
Forse sì. Nelle questioni in cui il contenuto la fa da padrone, la forma, più del contenuto stesso, diventa sostanza.

lunedì 4 marzo 2013

Sulle labbra e sul pensiero

Giugno 2009, la vita e la lingua
(o anche Volevamo fare i semiologi, ma ci hanno fatto lavorare al marketing)

 

Le parole creano, danno forme, le parole sono azioni con effetti anche nel mondo immateriale: sogno, persuasione, sprone, potere. Noi viviamo immersi in un mondo di parole. E’ con le parole che costruiamo i nostri pensieri: anche quando si tratta di calcoli e teoremi, non puoi scappare dalle parole. E la lingua che usiamo non puo’ non avere un effetto su cosa diciamo e come pensiamo e, chissa’, forse, anche su cosa pensiamo.

E cosi’ negli ultimi mesi a Raincouver si registrano casi di difficolta’ con i tempi verbali: l’uso dell’ausiliare essere puo’ diventare una fastidiosa alternativa al comodo, ecumenico e rassicurante avere.
Anche le preposizioni hanno qualche difficolta’: “Sono su Robson, sono li’ in cinque minuti”. Se qualcuno mi ha mai sentito dire: “Sono su Buenos Aires”, gli offro un un tall latte double caramel.
Credo che una pietra del Colosseo sia caduta quando, scrivendo questo blog, ho dovuto cercare sul vocabolario una parola italiana. Volevo dire effimero e mi veniva solo fleet, che tra l'altro ha anche un significato piu’ povero (certo, se mi fosse venuto ephemeral non avrei avuto problemi).
Un capello, del resto, sono sicura sia caduto a un amico in visita qui quando gli ho detto: “Vai avanti un blocco e l’ostello e’ sulla tua destra”. Io vivo a Legolandia, non lo sapevate?
Ieri volevo spiegare un fastidioso trabocchetto psicologico in cui cadiamo spesso noi fanciulle: self questioning, per farla breve. E invece mi e’ toccato fare un riassunto di tutta la vicenda del pozzo. E anche adesso, confesso, avrei voluto usare affect almeno in un paio di situazioni.

Non che la cosa mi spaventi, per carita’. Mi chiedo solo quando l’inglese iniziera’ a semplificarmi i pensieri, oltre che le espressioni. Quando le mie rimuginazioni saranno composte da piccoli elementi giustapposti, quando le mie paranoie potranno essere espresse tutte da un solo verbo e quattro preposizioni, quando le subordinate saranno un ricordo lontano (che poi subordinate fa cosi’ politically incorrect) e mi saro’ dimenticata del pozzo nel mio monotono self questioning...
Ecco, allora, saro’ almeno piu’ felice? O sara’ come vivere tutta la vita con un delizioso little black dress e una scatola di accessori colorati?