Quando finisce una raccolta, si fa sempre festa. Almeno così mi hanno insegnato al Leoncavallo.
Oggi ho finito di raccogliere tutti i vecchi post perduti. E pubbblico l'ultimo, che è un po' triste ma fa niente, tanto piove, va così. (era febbraio 2012)
Pensavi ti avessi dimenticato. Un po', forse; cercavo di non guardare la tua finestra, passando. Cercavo di cancellare i sogni. Ma è proprio in un sogno che mi è arrivato un pezzo di una tua orecchia, un giornale sgualcito con una data di dieci anni fa. Urlavano che mi ascolti, che le tue notizie lontane hanno bisogno delle mie parole. E io di te.
Ne ho combinate un po'. Sciocchezze, soprattutto. Come quando scappavamo insieme per parlare di politica, di palloncini colorati che avrebbero sollevato montagne. L'altro giorno ho rivisto la tua montagna: ci hanno piantato una bandiera sopra e, vaffanculo, mi è sembrato un insulto.
E ho sentito che ero io a insultarti. Con le mie bandiere piantate e lasciate a bagnarsi sotto la pioggia, con le mie corse per timbrare il cartellino, le mie dita puntate sul mappamondo e i miei piedi a bagnarsi nelle pozzanghere. Con i miei biglietti del treno, i desideri obliterati, il sonno dimenticato con la raccolta differenziata sul terrazzo, a gelare.
E' inutile che tu mi chieda "gli altri, gli altri come stanno". Non li ho più sentiti e non li ho sentiti perché saremmo scoppiati in un pianto: troppi problemi a diventare grandi, troppe collezioni di dischi vendute, troppa tenerezza ancora lì a cercare il suo sfogo. Basterebbero le loro voci, le nostre, a farci capire in un istante dove siamo e perché tu non ci sei.
Capisci, vero? Non è ancora tempo di piangere. E' tempo di ingoiare e sorridere, ignorare le nubi, provare a soffiarle via. E' tempo di convincersi che la strada è quella giusta, cantare che andrà tutto bene, che tornerà il sole ocra di Cannes. E torneranno i baci, le urla contente, le ginocchia sbucciate, le caramelle; torneranno i sogni leggeri, il rock and roll, torneranno le stelle. Che quelle, forse, non se ne sono mai andate, che ci aspettano calme dietro al freddo dei lampioni, nascoste dai fumi grigi dei bar, dai nostri Rayban rigati messi sulla testa per scostare i capelli, da te.








