giovedì 14 febbraio 2013

Buon San Valentino

Avete presente quella puntata di Master Chef in cui i concorrenti si giocano la loro permanenza nel programma per come tagliano una cipolla? O quella in cui devono preparar un uovo al tegamino.
Ecco. L'amore è così: una sfida complicatissima, giocata su una cosa meravigliosamente semplice.


Buon San Valentino, amici. E se potete, evitate la cipolla per stasera, non vorrei vedere piangere nessuno in una sera come questa. Non vorrei che l'amore di nessuno si voltasse dall'altro lato, proprio questa notte.

martedì 12 febbraio 2013

Una semplice lista di se

Era il 2009, un novembre piovoso che non lasciava spazio, non ancora, all'inverno.
Olivia snocciolava una serie di se, che a volte sono meglio dei ma. A volte.


Se ora non piovesse, camminerei fino a trovare una strada che non conosco, con musica vecchia nelle orecchie e ai piedi scarpe asciutte.
Se non avessi questi stivali, salterei nelle pozzanghere senza paura di bagnarmi e lascerei gli schizzi d'acqua raggiungere le foglie molli appiccicate al marciapiede.
Se avessi giocato alla lotteria, aspetterei le otto per il programma in tv, con il cuore che batte e una scatola di tonno tra le mani.
Se qualcuno mi ascoltasse, racconterei i miei sogni inventandoli in fiabe senza pubblicità.
Se fossi lontana, se non avessi nulla da perdere, se il sole fosse caldo e l'asfalto fresco, sempre, sotto ai piedi. Se potessi parlare a me stessa, se mi parlassi tu con l'odore della tua maglietta della notte.
Se non fossi stanca, se tutti fossero qui e io lontana. Se non avessi nulla da perdere e tutto continuasse all'infinito. Allora sì, mi laverei i capelli e prenderei un cavallo per venire lì, e raggiungerti dove, dove non so.

sabato 2 febbraio 2013

La fantasia può portare male

Ultimamente ho avuto il mio bel daffare a spiegare a qualcuno quale sia il peso di avere una certa immaginazione e di non riuscire, a mio discapito, a esprimerla a sufficienza e nella giusta situazione (questo, devo ammetterlo, prevalentemente a discapito di alcuni cari e pazienti amici).
Forse questo pezzo di dialogo aiuterà il mio interlocutore a comprendere meglio la situazione e il mio disagio.

(Nota per me: ricordarsi di mandare il link all'Interlocutore)



Mirka: Sai l'altra sera quando mi hanno montato l'armadio..
Olivia: ...l'hai aperto e sei entrata in un mondo fatato pieno di uomini bellissimi a dorso di tigre?
Mirka: No.
Olivia: Niente Narnia eh?
Mirka: No Olivia, niente Narnia, dicevo il tizio dell'armadio...
Olivia: Ti ha fatto trovare una lettera d'amore sul ripiano più alto, ma una lettera bellissima di quelle che...
Mirka: No.
Olivia: Non ci sono i più i falegnami di una volta.
Mirka: Esatto! E poi è fidanzato e comunque, per farla breve... dopo la cosa siamo andati a cena anche con Sara, la mia vicina di casa. Sai che sono amici, no? Eravamo nella pizzeria carina, quella in centro a Monza...
Olivia: Ha tagliato la pizza con il seghetto del legno!
Mirka: Mmmm. No in pizzeria c'era una coppietta. Lui un figo spaziale...
Olivia: Ci ha provato!
Mirka: Ma dai, era con la tipa.
Olivia: Ti hanno proposto una cosa a tre!
Mirka: No, dicevo che li guardavo affascinata, inizialmente proprio perché insieme erano molto teneri. Ma poi mi sono accorta...
Olivia: Lei era su una sedia a rotelle. Una tragedia, una ragazza così giovane e bella. Incidente? Malattia rara?
Mirka: No
Olivia: Lui era uno famoso e ti ha chiesto l'autografo.
Mirka: Mi sono accorta che lui non perdeva occasione: appena quella si girava un attimo, mi guardava con uno di quegli sguardi che...
Olivia: Era cieco!
Mirka: Oh ma che offendi?
Olivia: No, cioè, volevo dire che lui prima era cieco ma poi l'amore della sua fidanzata lo ha salvato e lui appena ha riacquistato la vista si è trovato davanti te e, insomma, praticamente tu per lui sei diventata come un angelo...
Mirka: Veramente mi guardava come se volesse...
Olivia: Ah, come se volesse fartisi. Ho capito.
Mirka: Aò ma me lasci finì?
Olivia: Sei arrabbiata, stai parlando in romanesco.
Mirka: Insomma alla fine se ne è andato e mi ha offerto la cena senza dire niente.
Olivia: Ecco, ti ha riconosciuto. Sarà già andato da Corona a dirgli che la figlia segreta di Carolina di Monaco e Gianni Agnelli cena in una pizzeria di Monza con un falegname e la sua fidanzata.
Mirka: Oh con te non si può proprio parlare eh. E comunque Corona sta in carcere.
Olivia: Oh, poverino.
Mirka: ...
Olivia: Ma quindi perché quel tizio innamorato della tipa sulla sedia a rotelle ti ha pagato la cena?


venerdì 1 febbraio 2013

Breve sogno

Leggi il racconto ascoltando Breve Sogno di Fabio Concato

Ho guardato Ringo negli occhi e c’era dentro il tuo riflesso. Disegno un albero con un legnetto sulla sabbia bagnata: la marea è bassa, sembra di toccare le nuvole, sembra possibile abbracciare lo scoglio più lontano.
È arrivato il suo gabbiano: l’ho chiamato Livingston, mi piace pensare che sia sempre lo stesso, mi piace l’idea di due esseri diversi e confusi che sanno riconoscersi nonostante tutto, e volare insieme. Ha volteggiato un po’ e poi si è messo a camminare, segnetti piccoli sulla sabbia, un po’ lontani dal mio albero. Ringo è rimasto in disparte a guardarlo; forse si è sentito come alla prima del lago dei Cigni, ma senza la vergogna di non avere la cravatta.
Io mi sento come un guardone innamorato che non trova il coraggio di uscire dal cespuglio.

Un bambino mi distrae, si butta in acqua correndo, mi fa venire voglia di togliermi i vestiti e seguirlo. Controllo Ringo, ultimamente si è messo in testa di venire a cercarti: corre forte, prende la rincorsa e lascia che Livingston gli tracci la strada. Io lo lascio andare, distolgo lo sguardo per non farlo cadere e aspetto che torni. Torna sempre, sporco di sale e di nuvole; mi fa ascoltare il tuo odore, mi accarezza con le tue mani, leccandomi con quella stessa linguaccia che fino a un mese fa non riuscivo a sopportare.
Come si cambia.

Ringo sembra stanco di volare. Mi sta guardando da lontano, forse glielo hai chiesto tu.
Lascia Livingston a dondolarsi su un’onda morbida e torna da me. Pasticcia il mio albero a zampate per mettermi la sua testa morbida sulla pancia, tra le cosce. Ora so che gliel’hai chiesto tu.
Tiro su i pantaloni più che posso e tolgo la felpa. Ci buttiamo insieme nell’acqua fredda. Il bambino è già tornato dalla madre. No, deve essere la nonna: è un po’ curva e ha un rossetto scuro su una faccia che sembra dire “Ti auguro di non voler mai bene a nessuno quanto ne voglio io a te”.
L’acqua fredda mi punge e mi spinge un po’ in basso inzuppando i pantaloni, ma non mi importa: basta solo mettere un po’ più di forza nelle gambe, basta aggrapparsi alle orecchie di Ringo e respirare. La nonna richiama il bambino; non li vedo, forse lui sta correndo sulla spiaggia e butta sabbia sui vestiti delle ragazze sedute sulla coperta.
Mi allontano ancora un po’ muovendomi come una rana rovesciata. Nel cielo una nuvola ha la tua faccia. La accarezzo con le dita nell’aria e sento l’acqua salata entrarmi tra le pieghe del sorriso; immagino sia un’ostrica buona, immagino che sia vino leggero e propongo un brindisi a Ringo: “A lui”.

Livingston ci passa sopra la testa con un urletto e dalla spiaggia gli risponde la tua voce. Ringo la sente prima di me, mi lascia affondare un istante, ma mi accorgo di toccare e correndo lo raggiungo mentre tu già inizi ad accarezzarlo.

“Sei tutta bagnata”.

“Sei tornato”.

“E’ solo che volevo lasciarti provare”.

“Ti amo”.