Il giorno in cui si erano conosciuti non l'aveva osservato bene. Aveva dimenticato i Rayban a casa e, con il sole che le bruciava la faccia, la sua concentrazione era tutta dedicata a tenere gli occhi aperti quando gli sorrideva. Aveva paura delle rughe, di fare troppe smorfie.
Per la maggior parte del tempo gli aveva guardato le cosce senza far salire più su lo sguardo, certa che lui l'avrebbe notato, segnando subito un primo punto a suo favore. Era troppo presto per questo genere di cose, meglio fermarsi pochi centimetri sopra il ginocchio. Portava jeans scuri, a contrasto con la mano lunga e bianca, da donna, che a momenti stava poggiata calma e a momenti, invece, volava via descrivendo cerchi di parole nel pulviscolo del pomeriggio.
Aveva sempre pensato che il sole ingannasse, per questo appena poteva inforcava gli occhiali da sole. Era quel genere di imbroglio che è più che altro un eccesso di verità, come la luce nei camerini di Intimissimi. Il baluginio di colori che vedeva sovrapporsi alla sua immagine era reale? Si chiedeva se il suo volto fosse davvero così bello o se era lei che, abbagliata, lo copriva con un'immagine che era reale solo nel suo sguardo.
Tutte queste domande le frullavano in testa confondendola come il vino che lui aveva portato per accompagnare i panini del pranzo del primo maggio. Lui parlava, muoveva le braccia, rideva e si soffermava con lo sguardo su un particolare lontano; le dava spazio. Lei rispondeva, sorrideva, giocava con i capelli, mangiava.
Aveva assaporato il picnic con una lentezza che normalmente l'avrebbe sfiancata, aveva alternato il pane alle fragole, al lambrusco. Per un momento aveva pensato che fosse esattamente quella la felicità: rosso tra le labbra, bianco accecante in testa. Ma era stato solo quando si era liberata della luce che aveva capito davvero che quello sarebbe stato un giorno importante.
Stavano tornando verso le macchine, gli amici li aspettavano più avanti; dietro, il sole del tardo pomeriggio proiettava le loro ombre sull'asfalto. Erano belle, le loro ombre, due corpi che danzavano snelli, fondendosi tra loro e con la terra grigia. In quel momento la confusione della giornata era svanita e aveva capito che doveva andare esattamente dove le loro ombre stavano già andando.
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