martedì 4 febbraio 2014

Non avrebbe mai potuto odiare Anna

Stava facendo le valige. Anna era ferma sulla soglia e toglieva buona parte della luce all’interno della piccola casa sulla spiaggia. Aveva registrato la cosa senza lamentarsi, aveva stretto un po’ gli occhi e continuato a piegare le sue cose.
“Farà molto freddo a Milano”.
“Sì”.
“Potevi almeno aspettare la primavera”.
“Potevo, ma non mi andava.”.
“E cosa farai una volta lì?”.
“Andrò a stare dai miei per un po’. Mi cercherò un lavoro in banca”.
“Ma non scherzare. Quanto vuoi resistere chiuso in un ufficio?”.

Non aveva fatto una previsione. Ogni giorno si svegliava presto e andava a correre sulla spiaggia bianca. Si fermava a prendere un succo di frutta, a farsi fare delle uova. Le mangiava da solo guardando le palme, o ne faceva fare di più e le portava ad Anna, svegliandola. Per questa ragione a volte lei gli concedeva di fare l’amore. Poi c’erano i periodi in cui lei stava con qualcuno e allora le uova le mangiava da solo e aspettava che arrivassero i primi turisti da portare in giro con la barca.

Erano sbarcati insieme, lui e Anna. Era durata un po’, ma una notte l’aveva tradita con una tizia di passaggio che non era niente di speciale. Anna l’aveva scoperto e aveva scoperto, soprattutto, che non le importava poi così tanto. Così erano diventati amici e lui si era spostato a vivere nel bungalow singolo sulla spiaggia. Ogni tanto le portava le uova, ogni tanto lei gli risistemava la stanza. Ma erano di più le volte in cui lui le portava le uova.

Aveva ragione, non sarebbe resistito tanto. Si sarebbe stancato dei completi grigi, della pioggia, della gente nei cinema, dell’odore degli hamburger. Un giorno avrebbe odiato le lasagne di sua madre, le scintille del camino che bruciano i maglioni in montagna, le code di domenica per lo stadio, la sua donna. Avrebbe odiato il lavoro in banca, era certo, ma sarebbe stato peggio odiare Anna.

“Resisterò. Nella vita si cambia”.


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