venerdì 2 agosto 2013

Cent'anni di morbidezza

L’amore è un po’ come la carta igienica.
C’è chi ne prende un pezzettino e, ripiegandolo diligentemente, se lo fa bastare. C’è invece chi l’amore lo stropiccia, lo accartoccia, ne prende a man bassa e non si cura di quanto ne resti, di quanto se ne butti.
C’è chi lo vuole dello stesso colore del tappetino della doccia e non gli importa se costa troppo o se gli irrita il sedere: l’esteta della carta igienica, quando ha un appuntamento, si veste di tutto punto e decide di non richiamare se lei è un po’ forte di coscia.

C’è chi ha la scorta nel sottotetto, non si può restare a corto di amore! C’è chi aspetta a comprarla finché non è finita anche quella del vicino di casa. C’è chi non spreca nemmeno l'ultimo velo sottile con gli avanzi di colla, chi resta a guardare attonito le piastrelle quando si accorge che non ce n’è più. C’è chi non butta mai il cilindro di cartone: lascia lì un amore sfinito e passa svelto a un rotolo nuovo. Chi ama il rischio, chi cambia sempre, chi si vergogna dei pacchi famiglia, chi lo ruba nei bagni dell’ufficio.

C’è chi acquista solo rotoli così lunghi che quando torna all’Esselunga non si ricorda in quale scaffale si trovano: zombie smarriti che cercano i Rotoloni Regina tra le videocassette TDK da 80 minuti.
C'è chi si sta godendo ancora, tutta, la pace bella degli amori lunghi, l'intimità rassicurante, la sensazione morbida che dà la speranza in qualcosa di cui non puoi intravvedere la fine. E c'è invece chi è rimasto solo e si chiede se ne è valsa la pena, ora, di fronte all'infinita pena dei fazzolettini balsamici usati in modo improprio, dei tovaglioli a quadretti, della carta casa con la ricetta della pappa al pomodoro arrotolata sulla manopola dello sciacquone, della prima pagina di Libero, della faccia greve di Berlusconi condannato che lascia tracce di rotativa sul sedere dello sciagurato.




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