Sotto Natale, l'azione più pia che mi passa per la testa è ripubblicare un post del 20 agosto 2009. Mi chiedevo come fosse essere dio. (attenzione ai fulmini)
Essere dio è bello. Faticoso, eh. Ma piuttosto divertente.
Tu sei lì, lontano da tutti sul tuo trono di nuvole automassaggiante a doppia velocità con schienale reclinabile e guardi i tuoi uomini, laggiù.
Decidi che Tizio deve incontrare Caio. A Sempronio hai dato in dotazione un'intelligenza vivace, peccato che sia un po' pigro e con le donne non ci sappia fare. Tizia, sua moglie, può sempre consolarsi con John Doe, il vicino di casa californiano che lavora per la Procter&Gamble. Certo, finché non ti sembrerà un po' inopportuno che questi fornichino proprio sotto gli occhi del loro dio e allora manderai loro una qualche maledizione nella forma, che ne so, di un attacco di gonorrea.
Certo, c'è la storia del libero arbitrio. Mica controlli tutto. Quanti dei ci vorrebbero, altrimenti?
Poi l'uomo ha una sua dignità, può pur fare qualcosa da solo. Ha un po' di dio dentro di sé, tutto sommato.
E' giusto dare fiducia, delegare. Lo dice anche il One Minute God a pagina 13.
Il trucco sta nel dosare bene controllo e libertà. Puoi lasciare andare i tuoi uomini dove vogliono per un po' e stupirti di come possano raggiungere cose che tu, per loro, nemmeno sognavi. Puoi esserne fiero. O fulminarli, se è il caso.
Essere dio richiede creatività e pazienza. E umiltà.
Scrivere è un po' provare a essere dio. Lavorando sull'umiltà, certo.

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