Ci sono delle cose che proprio no. Cose che non sono possibili. E tu sei lì e pensi
Arrivano, e pensi
Ce la faccio, e pensi
Non può non essere. E poi non arrivano, non ce la fai, non possono essere. Vi farò una rivelazione: queste sono le cose
perfette.
Ho sempre pensato che perfezione e impossibilità fossero due aspetti di un paradosso. Se una cosa è perfetta per noi, perché è così difficile realizzarla?
Insomma, per una valanga di tempo ho vissuto nella frustrazione di conoscere la meta e non comprendere la strada. Così, una meta dopo l'altra.
Oggi, mangiando un taralluccio, ho capito: una cosa non è impossibile nonostante sia perfetta, una cosa è impossibile in quanto perfetta. Le cose perfette non esistono non tanto perché il mondo sia imperfetto e noi, nella nostra umanità, non siamo capaci di raggiungere la perfezione.
Le cose perfette non esistono perché la perfezione è la fine di un processo. La vita, la felicità e la bellezza, invece, sono lavoro, sono cambiamento. Le cose perfette sono già arrivate (morte?) mentre noi, arrivati, non lo siamo mai (viviamo, certo).
Mi ricorda un insegnamento yoga che dice che sono più fortunati coloro che più faticano a entrare in un’asana, perché la saggezza dello yoga si trova con il lavoro per arrivare a sentire una posizione, non nella perfezione della posizione stessa.
Ecco perché voglio buttare a monte tutte le cose perfette. Ecco perché voglio lavorare per fare della mia vita un’interminabile, irraggiungibile, posizione yoga.
Oggi parlavo di propositi per il nuovo anno. Nel nuovo anno voglio faticare per avere una cosa imperfetta. Con gioia, se posso.