lunedì 29 dicembre 2014

Sai tenere un segreto?

Ultimamente mi sono trovata a riflettere sui segreti. Non sono un tipo che ha molti segreti. Come diceva Marquez? Vivere per raccontarla. E' uno dei miei difetti: appena la so, quando la vivo, ecco che la racconto. Perciò, mi spiace, ma non sto per rivelarvi chi è il vero padre di Rick Forrester o che cosa ho fatto, veramente, l'altra sera (anche perché, siamo onesti, non ne ho la più pallida idea).

Vorrei parlare, piuttosto, del ruolo che hanno i segreti nel definire la nostra personalità e il nostro modo di interagire con gli altri. Roba tipo yin e yang. Tendiamo a definirci attraverso ciò che è visto, fatto, agito. L'effetto dell'azione sul mondo esterno o, meglio, il fatto che un osservatore sperimenti gli effetti della nostra azione ci rassicura sul fatto che esistiamo, che "siamo", in un certo modo. E così raccontiamo, compriamo un certo tipo di abiti, dichiariamo guerre, acquisiamo società, salviamo i lebbrosi. E pensiamo che questo ci definisca come scrittori, fighi, statisti aggressivi e un po' avventati, manager senza scrupoli, suorine caritatevoli. E va bene: siamo ciò che facciamo. Ma è sufficiente?

Se invece fossimo, ancor di più, ciò che non diciamo, non facciamo, non osiamo? Guardo un passante e provo a indovinare tre cose che "non" è. Non è uno statista aggressivo (mica porterebbe a spasso il cane in pigiama, di lunedì), sicuramente non è una suorina caritatevole o una fashion blogger (vedi parentesi precedente), sono anche certa che non sia mio cugino Giovanni. Se metto insieme cento "non è" posso definire un ritratto molto più preciso del signore con il cane rispetto a tre semplici "è". Un po' scomodo, ammetto, ma vero.

Ecco perché ho deciso di iniziare a dare molta più importanza alla massima espressione di ciò che non si è, fa o dice: i segreti. Piccoli peccati mai confessati, desideri profondi che si spaventano alla sola idea di non essere capiti, eventi che non accettiamo o che sappiamo che nessuno accetterebbe, gioie così forti che dirle proprio no, non si può.

E non me ne voglia Marquez, ma ho deciso che per un po' voglio provare a vederla così: se non racconto una cosa, è perché è sto aspettando che diventi ancora più preziosa. Se non me la dici tu, è perché magari hai solo paura che preziosa, per me, non lo sia affatto. E se non ti chiedo di dirmelo, il tuo segreto, è perché forse sto aspettando di essere abbastanza preziosa per ascoltarlo.

Nel frattempo, vi invito a leggere queste e altre cose su PostSecret.com: si impara molto dai segreti degli altri.


martedì 9 dicembre 2014

Racconto dell'acqua

Un racconto Amarcord, ottobre 2010



Se sei di ghiaccio, io mi faccio roccia. Diventa neve e sarò sabbia che scivola.

Lo vedi il mare, laggiù? Spuntano bottiglie di birra come uova di tartaruga. Mi piacciono le spiagge in inverno: ho una foto con un pupazzo di neve che dà le spalle alla marea.
Non fanno falò, qua, come a Seaside: non c’è bisogno. Una volta hai fatto il bagno ed era gennaio. Per anni ho pensato fossi folle, ma è solo che non la conoscevamo ancora, la follia. Buttarsi nell’acqua gelata da un picco alto, con il cappotto.

Sul lungo mare c’è un ristorante ancora aperto: la luce al neon pulsa azzurra come la mia palpebra stanca. Sembra l’insegna di un centro massaggi.
Me lo faresti ancora, tra il collo e le spalle? Riuscirei a non diventare ancora più dura, estensione secca della sedia della tua cucina? Riuscirei a non girarmi per darti un bacio?

Dicono ci sia una risposta scritta con l’Uniposca sulla porta della cabina numero 7.
Controlleremo. Io sto passando sotto la mia mola di pietra, mi faccio sabbia. Ci serve quel tempo, quello che scioglie, per portarci al mare. Ma tu fatti neve, verso di me, e io sarò sabbia.

E poi saremo acqua.

lunedì 1 dicembre 2014

Ho fondato una religione

Hai una vita di merda? Hai commesso errori di cui ti sei pentito e che ora hanno segnato in modo indelebile la tua esistenza? Non hai più nessuno per cui valga le pena lottare?

Tutti ti dicono che puoi ancora cambiare la tua vita.  Magari è vero.  Ma poi sei sicuro che non sarai troppo vecchio e stanco per goderne i benefici?
Riflettici. Ti sembra dignitosa la vecchietta che volteggia sulle parallele con il body?



Se anche tu hai risposto sì a tutte le prime domande e no alle ultime due (ok, prenditi un minuto per tornare indietro a contarle), allora sei pronto per entrare nel Movimento DSG. No, Civati non ha fondato il nuovo partito dei giovani democratici di sinistra. Parliamo del nuovo movimento per la promozione e lo sviluppo del Dignitoso Suicidio Giovanile

Nella tua nuova vita avrai modo di ripercorrere ogni istante: i tuoi primi passi, la scuola. Potrai scegliere se fare danza o suonare il violino. Deciderai che è meglio non fidanzarsi con quel ragazzo troppo timido, che val la pena rinunciare a un comodo Ektorp bianco in Via Vigevano per un materasso poggiato in terra in una fredda casa di Londra (dove troverai un amore che non ti lascerà mai, o più probabilmente una famiglia di scarafaggi).

Non farai lo stronzo, non sarai tu la stronza. Non lo tratterai male, proprio lui che ti amava tanto. Lo tratterai peggio, magari, e poi benissimo. Avrai la forza di resistere perché sai com’è non averla avuta. Troverai il tempo di leggere e il coraggio di passare un martedì mattina a casa a fare l’amore.

Avrai ben chiaro che un 7 in filosofia vale più di un 9 in chimica, e così studierai di più e lavorerai meglio. Non manderai a quel paese il tuo capo, saprai farti valere a quel colloquio. Chiederai l’aumento. Te lo meriterai. E poi lascerai tutto per una cosa migliore, affronterai la paura di cambiare, ma anche il traffico del mattino. Non dico con un sorriso, ma almeno senza tirare in ballo troppi santi.

Non dirai tutte quelle cazzate, mangerai meglio e porterai tua moglie fuori a cena più spesso. Non perderai tutto quel tempo. Capirai subito quando una cosa è inutile, conoscerai già le risposte e sarai sempre in grado di trovarne di migliori.

Andrai a lavorare all’Onu, sarai il miglior pescatore di telline della storia e non lascerai mai perdere un’occasione per rendere orgoglioso tuo padre o tua figlia, o te stesso. Non avrai nulla di cui vergognarti e se anche solo per errore ce l'avessi, non avrai tempo di farlo. La tua vita sarà una tavolozza di colori pronti a decorare il soffitto della Cappella Sistina. Sei pronto per essere il tuo prossimo capolavoro?

Ecco, se hai risposto sì a quest'ultima domanda, allora non aspettare. Vieni a trovarci nel nostro centro più vicino a casa tua. Come ha detto una volta un burlone: "Nessuno è mai tornato indietro a lamentarsi"